Maya, il sacro gioco del pallone: risolto l'enigma degli antichi stadi

Un studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos One rivela che gli stadi costruiti dalla millenaria civiltà erano considerati sacri: trovate sotto un campo in Messico offerte cerimoniali agli dei

Maya, il sacro gioco del pallone: risolto l'enigma degli antichi stadi
di Laura Larcan
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Martedì 30 Aprile 2024, 07:53

Un millenario campo da gioco per il pallone e un deposito speciale archeo-botanico misto di piante allucinogene e peperoncini, nascosto sotto la pavimentazione. Sono gli elementi che fanno luce sul mito dei Maya, riscrivendone capitoli di storia fino ad oggi rimasti avvolti dall’aura del mistero. Che l’antica civiltà mesoamericana, sviluppatasi in gran parte dell’America centrale, dal Belize al Guatemala fino al Messico, praticasse il gioco con la palla, era noto. Con prestazioni altissime, visto che i giocatori (compresi molto spesso i membri delle famiglie reali) utilizzavano i loro corpi per colpire la dura palla di gomma durante la partita, ad eccezione delle mani e dei piedi. Ma che quel gioco avesse un significato religioso, di venerazione mistica, tanto da considerare lo stadio come un sito sacro è stato rivelato da un’insolita scoperta avvenuta nell’antica città Maya di Yaxnohcah, nella penisola messicana dello Yucatán. Quando si dice la fede per lo sport, in una sorta di venerazione contemporanea prosaicamente religiosa verso gli attuali templi del calcio, del tennis, del basket...

I SACRIFICI UMANI

I Maya hanno anticipato tutto, magari portandosi dietro anche l’ingombrante ipotesi di cerimonie rituali concluse con sacrifici umani legati all’esito della competizione. Ma la reinterpretazione dello stadio come vero e proprio luogo di culto viene ora indagato da uno studio pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Plos One, firmato dall’équipe dell’Università di Cincinnati, guidato da David Lentz, professore di scienze biologiche, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico, in cui si riportano nel dettaglio le prove di una venerazione rituale nei confronti dei campi da gioco costruiti dagli antichi Maya in Messico. Tutto è legato alla presenza di reperti archeo-botanici di oltre duemila anni, deposti all’interno di una fossa, avvolti in un fagotto organico (di foglie) sotto la pavimentazione del campo da gioco, nel complesso cosiddetto “Helena” della città maya di Yaxnohcah, nello Stato di Campeche, nella Riserva della Biosfera di Calakmul, avvolta dalla foresta.

Gli esemplari botanici sono stati identificati con quattro piante differenti.

LE PIANTE

Tutte hanno proprietà medicinali: due, in particolare, sono utilizzate nella produzione di manufatti collegati ai cerimoniali (le foglie venivano usate per avvolgere le offerte), mentre il peperoncino e il cosiddetto “Xtabentun” sono stati associati a rituali divinatori. In particolare, «lo Xtabentun produce composti allucinogeni e viene segnalato qui per la prima volta nei contesti archeologici Maya». I ricercatori ritengono così che i Maya probabilmente abbiano allestito un'offerta cerimoniale per la costruzione del campo da gioco. I risultati sono frutto di ricerca complessa, durata otto anni. Gli scavi hanno interessato le strutture di un ampio podio in pietra e terra di circa 68 metri per 147 con una lunga storia di usi e riusi. La piattaforma monumentale, infatti, ha sostenuto vari apparati architettonici a partire dal 1000 avanti Cristo, fino all’ultimo, più esteso ed articolato utilizzo, in cui è stato rimodellato come campo da gioco tra il 400 avanti Cristo e il 200 dopo Cristo. «Questa scoperta è stata resa possibile dall’applicazione della tecnologia del DNA ambientale», spiegano.

LA MACCHIA

Durante gli scavi, infatti, gli studiosi hanno notato una singolare macchia scura nel terreno e ne hanno raccolto dei campioni. Custoditi in tubi criogenici sigillati, i reperti organici sono stati portati in laboratorio, dove le analisi ne hanno rivelato l’origine, evidenziando come la deposizione rituale sia avvenuta intorno all'80 d.C. «Lo Xtabentun ha effetti fisiologici simili a quelli dell'LSD. Abbiamo sempre più prove del suo utilizzo in un contesto cerimoniale», dice Lentz. I campi da gioco erano dunque considerati sacri. Tanto che qui i Maya avrebbero deposto le piante mentre stavano costruendo lo stadio. Come offerta agli dei. 

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