I masnadieri di Schiller, al Teatro Basilica come non li avete mai visti: stravolgenti ed esilaranti

Un'irriverente masnada di "furfanti" del teatro che si prendono gioco dell'autore tedesco

I masnadieri di Schiller, al Teatro Basilica come non li avete mai visti: stravolgenti ed esilaranti
di Alessandro Rosi
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Venerdì 26 Aprile 2024, 20:58

Nessuno ha mai riso così tanto in una rappresentazione de “I masnadieri” di Schiller. Di questo si può essere abbastanza sicuri. Nella versione proposta al Teatro Basilica da Gruppo della Creta, Elsinor Centro di Produzione Teatrale e Fattore k le battute si accavallano e più volte si intrecciano ai monologhi seri e profondi. L’effetto? Che si sghignazza. A volte, però, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Perché sorridere è contagioso e crea un effetto di continuità: dunque nella scena successiva ci si attende (e si è pronti) alla risata. E così scappa, sfugge al controllo e, in alcuni casi, viene soffocata dall’importanza del momento.

Dall’altra parte, tuttavia, alleggerisce un testo, quello dell’autore tedesco, che altrimenti potrebbe risultare (per alcuni) faticoso da seguire. Il regista Michele Sinisi, qui, lo intervalla con le presentazioni dei personaggi. Nel corso della messinscena, infatti, gli undici artisti si presentano al pubblico dichiarando il proprio personaggio. “Come dei fili distinti di una trama il cui intreccio sarà rivelato gradualmente sulla scena più in là”, scrive il direttore artistico nelle note. E così Schwarz, uno dei masnadieri interpretato da Amedeo Monda, si mostra e si rivela al pubblico. È il più divertente tra tutti.

I suoi discorsi sono pronunciati talmente a tono basso che non sono percepibili, creando un effetto di simpatica incomprensione. Solo i suoi compagni lo capiscono. O, quanto meno, fanno capire agli spettatori ciò di cui sta parlando. E poi gli scherzi (tanti). Come quando rotola sul palco (il suo ingresso tipico) o interrompe le riflessioni profonde togliendo (e lanciando) i cappelli dei compagni o facendo partire la musica. È lui, infatti, l’addetto alla colonna sonora dello spettacolo. In un modo del tutto particolare e artigianale. Ovvero avvicinando il telefono al microfono.

C’è poi il più spietato del gruppo: Spiegelberg. Alessio Esposito è esuberante e stravolgente. Urina sul palco e lancia bottiglie di birra. Un vero e proprio farabutto. Lui che cercherà di prendere il posto del capitano della combriccola, di tradirlo. Ma proprio per questo affronto finirà per essere ucciso. Chi invece interpreta ben 3 personaggi diversi è Jacopo Cinque. Lo si vede indossare i panni del timoroso Grimm, quelli del romano (ed esuberante) Razmann, e infine dell’astuto Schufterle. Tutti pienamente riusciti. Ognuno parte di quei ribelli che credono di ottenere la libertà lottando contro la legalità (ma che finiranno per ricredersi).

Quelli elencati finora, insieme a Matteo Baronchelli (Schweizer) e Lorenzo Garufo (Roller), sono i giovani masnadieri. Tutti under 35, come prevede il progetto del Gruppo della Creta. A loro si aggiungono, in un perfetto bilanciamento, gli attori più esperti. Perché in questo dramma il punto focale è la lotta padre-figlio, il conflitto interiore con Dio e la rivalità tra fratelli. Ovvero Karl e Franz von Moor, rispettivamente Daniele Paternoster e il sensazionale Gianni D'Addario. Che orchestra, e alla fine ottiene, una sanguinosa vendetta sul primo, il capo dei masnadieri.

E le donne? Una. Amalia (Laura Pannia). Anche se non è la sola ad avere questo nome nel testo di Schiller. Circostanza curiosa che viene utilizzata come pretesto per scherzarci durante lo spettacolo. E questa è un po’ la sintesi di quanto cerca Sinisi. Una masnada di furfanti del teatro, che si prendono gioco di Schiller.

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