Per tre stagioni è stato Filippo Ferrari (meglio conosciuto come O’Chiattillo) in “Mare Fuori”, mentre interpretava anche Simone Balestra in “Un professore” con Alessandro Gassmann. Anche il costume da supereroe gli calza a pennello e l'ha dimostrato interpretando l'invulnerabile Jean Liberati in "Noi siamo leggenda". Ora Nicolas Maupas, 25 anni, nuovo volto della serialità televisiva italiana, si prepara a vestire per la prima volta nella sua breve ma intensa carriera i panni di un personaggio storico: sarà il giovane Guglielmo Marconi nella miniserie di Rai1 “Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo”, in prima serata il 20 e 21 maggio, a fianco di Stefano Accorsi (Marconi adulto), Ludovica Martino (Isabella Gordon) e Alessio Vassallo (Achille Martinucci).
Le parole
Ospite del Riviera International Film Festival a Sestri Levante, Maupas ha rivelato d’essere rimasto sorpreso nell’interpretare la figura del celebre inventore italiano e padre della telegrafia senza fili che – ammette – conosceva poco prima di entrare a far parte del progetto: «Ho scoperto un uomo estremamente sicuro di sé.
Il giovane Marconi potrebbe non essere l’ultimo personaggio storico per lui: «Rifarei assolutamente questa esperienza. Non ho molta affinità con la materia scientifica quindi non mi ributterei su un personaggio del genere, ma mi piace il lavoro dietro questo tipo di ruolo e vorrei poterlo approfondire».
Sognando Hollywood
Dopo il ruolo del premio Nobel per la Fisica, l’attore si prepara a varcare i confini dell’Italia con la serie tv internazionale “Il conte di Montecristo” su cui però non si sbottona, tutto è ancora top secret. Diretta dal premio Oscar Billie August, reciterà a fianco di Sam Clafin con Lino Guanciale, Michele Riondino e Gabriella Pession.
Tra le passioni di Maupas c’è anche il cinema e tra i suoi idoli uno dei più grandi: «Sono un fanatico di Jack Nicholson e del suo modo di lavorare. Se sogno Hollywood? Sì, come da bambino. Credo sia una tappa che tutti gli attori prima o poi vogliono raggiungere, ma non mi precludo nulla. Il bello di questo linguaggio è che non ha confini né stati o appartenenza».