Il Papa consegna la Bolla per il Giubileo, appello ai governi per «forme di amnistia» e per ridurre il debito dei paesi poveri

Il Papa consegna la Bolla per il Giubileo, appello ai governi per «forme di amnistia» e per ridurre il debito dei paesi poveri
di Franca Giansoldati
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Giovedì 9 Maggio 2024, 18:24 - Ultimo aggiornamento: 20:07

Si chiama Spes non confundit, la Speranza non delude. E' la Bolla di indizione del Giubileo che Francesco ha consegnato al mondo per indicare il cammino, realizzare gesti profetici, parlare di Dio in un mondo sempre più sordo. I governi, per esempio, vengono interpellati dal Papa a studiare atti di clemenza durante l'Anno Santo, forme di aministia secondo quanto suggerisce la tradizione antichissima dei giubilei nella storia. I paesi ricchi di farsi carico della copertura del debito accumulato dai paesi più poveri, una gabbia che ne impedisce lo sviluppo e l'emancipazione. Per il Papa si tratterebbe di una forma risarcitoria importante e da non sottovalutare considerando il debito ecologico di cui è responsabile l'Occidente sviluppato e industriale sul resto del pianeta che ne subisce le conseguenze climatiche. 

La speranza immaginata si proietta in un sogno capace di estirpare le guerre, garantire un futuro a tanti bambini poveri e magari offrire una visione meno cupa della quotidianità. L'ossatura di questo documento di una ventina di pagine, una specie di magna charta tradotta in otto lingue, arabo compreso, servirà a tracciare il cammino della Chiesa nei mesi a venire. 

La fragilità evidente del Papa mentre entrava seduto sulla sedia a rotelle nell'atrio della basilica di San Pietro dove lo aspettavano i cardinali, gli ambasciatori, diversi fedeli e tra le autorità anche il sindaco Roberto Gualtieri e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, faceva da sfondo alla sua fortissima determinazione. Il 2025 sarà un anno denso di azioni profetiche e importanti anche politicamente. Per esempio l'apertura di una Porta Santa in un carcere ancora da individuare . 

Mancano 228 giorni all'apertura della Porta Santa e con una solenne cerimonia Papa Francesco ha indicato le tappe più importanti.

Di fronte ad un modo sfiduciato, pieno di conflitti, avviluppato su se stesso il messaggio per i fedeli è di recuperare la capacità di sperare ancora. Un ingrediente potentissimo che scarseggia a tal punto da impedire ai giovani di immaginarsi mamme e papà per la paura del futuro, oppressi da pensieri negativi. In pratica si perde il desiderio di trasmettere la vita.

«A causa dei ritmi di vita frenetici, dei timori riguardo al futuro, della mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate, di modelli sociali in cui a dettare l’agenda è la ricerca del profitto anziché la cura delle relazioni, si assiste in vari Paesi a un preoccupante calo della natalità. Al contrario, in altri contesti, incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi».

Il programma si presenta articolato e include diverse categorie privilegiate di persone, dai carcerati ai bambini, dalle forze armate ai sacerdoti, dal mondo del volontariato a quello degli artisti. Su di loro si concentreranno segni e attenzioni con particolari momenti celebrativi. Francesco aprirà anche per la prima volta la porta santa in un carcere e ha annunciato di voler chiedere, come è antichissima tradizione, una forma di amnistia ai governi di tutto il mondo per dare coraggio a chi ha sbagliato e vuole riprendere in mano la sua vita con altri occhi. 

«È un richiamo antico, che proviene dalla Parola di Dio e permane con tutto il suo valore sapienziale nell’invocare atti di clemenza e di liberazione che permettano di ricominciare per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza» scrive Francesco nella Bolla intitolata Spes non confundit, la speranza non delude.

Non mancano parole sui divari tra Nord e Sud del pianeta. «È scandaloso che, in un mondo dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti, i poveri siano la maggior parte miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali», ma per lo più sono invisibili. L'imperativo per i cristiani è di rendere le differenze meno vistose con azioni di generosità, capaci di produrre ondate di positività nel mondo. 

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Durante il prossimo Giubileo cadrà anche una ricorrenza molto significativa per tutti i cristiani. Si compiranno, infatti, 1700 anni dalla celebrazione del primo grande Concilio Ecumenico, quello di Nicea, una pietra miliare nella storia della Chiesa. «Nicea rappresenta anche un invito a tutte le Chiese e Comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile, a non stancarsi di cercare forme adeguate per corrispondere pienamente alla preghiera di Gesù: «Perché tutti siano una sola cosa». L'anno prossimo il calendario giuliano e quello gregoriano coincideranno  e tutti celebreranno la Pasqua lo stesso giorno. 

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«San Paolo è molto realista. Sa che la vita è fatta di gioie e di dolori, che l’amore viene messo alla prova quando aumentano le difficoltà e la speranza sembra crollare davanti alla sofferenza. Eppure scrive: Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza».

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La Porta Santa di San Pietro verrà aperta il 24 dicembre. La domenica successiva, 29 dicembre 2024, segue la Porta Santa del Laterano, il primo gennaio 2025, la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore. Infine, domenica 5 gennaio San Paolo fuori le Mura. Queste ultime tre Porte Sante saranno chiuse entro domenica 28 dicembre 2025 mentre la Porta Santa di San Pietro il 6 gennaio 2026 .

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