Uffizi, una nuova “casa” per i capolavori del ‘500

EMBED
di Laura Larcan
Lei guarda. E quegli occhi orchestrano un gioco di seduzione. Lo spettatore non può che arrendersi a quello sguardo ipnotico. La Venere di Urbino di Tiziano è uno spettacolo: nuda, distesa, pudica, ammalia con la sua bellezza. In fondo, può davvero essere considerata la dama degli Uffizi. È lei, questa tela-gioiello del 1538, la protagonista del nuovo percorso di visita inaugurato ieri dal museo fiorentino, istituzione top dei beni culturali italiani. Eccola apparire sulla parete d'un verde cangiante (ispirato ai tendaggi degli affreschi del Rinascimento veneziano), affiancata a destra dalla Flora, sempre di Tiziano, e dalla Fornarina di Sebastiano del Piombo. Tre celebri signore della storia dell'arte, separate dal pubblico da un impercettibile vetro antisfondamento custode della loro sicurezza e della stabilità climatica. L'associazione Friends of the Uffizi Galleries ha donato 100mila euro per allestire questa sala. Si possono ammirare in totale calma, gioia e voluttà, per dirla con Matisse, all'interno di questa nuova porzione di Uffizi, «museo dentro il museo», la definisce il direttore Eike Schmidt.

LA VISITA
Un'infilata di quattordici sale (con corredo di comode panchine) che scandiscono il ritmo di visita al primo piano del palazzo vasariano completamente riallestito, in un anno di lavori febbricitanti e 600mila euro di risorse. Uno scrigno di ben 105 opere, un terzo delle quali da tempo in deposito. Ben 36 tele, infatti, non sono mai state esposte. È come sfogliare un libro di storia dell'arte del Cinquecento e del primo Seicento. C'è tutta la scuola toscana esaltata dalle pareti d'un grigio scuro che richiama la pietra serena fiorentina. E c'è la grande stagione della pittura veneta, un tuffo al cuore, che scorre sul leitmotiv del verde. Il percorso, sotto la regia di Schmidt e del curatore del patrimonio architettonico degli Uffizi Antonio Godoli, è una scoperta continua. La Venere di Urbino di Tiziano è la prima. Eccola la giovane sposa che attende di essere abbigliata dalle ancelle, languidamente stesa sulle lenzuola, con la mano sinistra sul ventre secondo l'iconografia della Venere pudica, in una coreografia di dettagli strabilianti: l'anello al mignolo, il cagnolino ai piedi, le rose rosse, il vaso di mirto sul parapetto della finestra. Pochi passi dal sublime, e si incontrano l'eleganza cromatica di Lorenzo Lotto (superbo il suo Ritratto di giovane uomo), la tensione emotiva di Tintoretto (così vivida nella Leda e il cigno, o nel Ritratto di ammiraglio veneziano), e la raffinatezza teatrale del Veronese (Ester e Assuero). Qui è stata aperta anche una finestra con vista sull'Arno, un panorama da cartolina sul fiume e sulle colline a sud di Firenze, che sembra tanto citare l'omonimo romanzo - e film - di Edward Forster. Perfetto, poi, il piccolo concerto di ritratti maschili nella Sala del Guerriero di Giorgione, dove la sua tela dialoga con Tiziano. O l'assolo di El Greco. E il focus sul naturalismo veneziano che sfodera un inedito Nudo di Bernardino Licinio d'una modernità che sembra uscita dal Novecento. Un coup de théâtre lo offre la monumentale sala del Pilastro: qui le pareti sono state lasciate chiare, «così l'ambiente echeggia la suggestione di una chiesa a pianta centrale», spiega Schmidt. Il titanico spazio infatti accoglie le grandi pale d'altare del periodo della Controriforma.

LE SALE SCONOSCIUTE
E qui brilla imponente anche la Madonna del popolo di Federico Barocci (1579), che rivede la luce dopo dieci anni di soggiorno nei depositi: un'opera che il granduca Pietro Leopoldo comprò a caro prezzo per le collezioni fiorentine. Splendido controcanto nella sala, sempre del Barocci, è il Noli me tangere, dove la grazia manierista punta tutta agli effetti atmosferici intorno ai personaggi. Nella parete vicina, come perfetto pendant, si può ammirare il Noli me tangere di Lavinia Fontana, grande pittrice bolognese. E accanto si scoprono piccole stanze allestite come studioli. Ha una forza ipnotica la Caduta degli Angeli ribelli di Andrea Commodi (1614-1617), riportato a vista dai depositi: grande bozzetto preparatorio per l'affresco, mai eseguito, nella cappella di Papa Paolo V Borghese in quello che oggi è il palazzo del Quirinale. La raffinatezza del Bronzino fa da contraltare a Tiziano. Due poli del nuovo percorso: due espressioni di bellezza assoluta. Dall'assolo di Tiziano alla parata delle Dinastie, dove spiccano i ritratti dei Medici di Bronzino. E la Venere di Urbino gareggia con Eleonora da Toledo. Lavori finiti? «Tutt'altro - annuncia Schmidt - nel giro di pochi mesi tutta l'ala del Cinquecento sarà riallestita. Entro l'estate, forse a luglio, apriremo le nuove 14 sale dedicate alla collezione dei ritratti spostati dal Corridoio Vasariano».