Violenza sulle donne, arriva lo smartwatch per chiedere aiuto ai Carabinieri: ecco l'orologio con il gps

Basterà scuotere il polso e l'orologio dotato di gps invierà l'allarme alle forze dell'ordine

Violenza sulle donne, arriva lo smartwatch per chiedere aiuto ai Carabinieri: ecco l'orologio con il gps
di Federica Pozzi
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Martedì 14 Maggio 2024, 13:29 - Ultimo aggiornamento: 21:41

Uno smartwatch per tutelare le donne vittime di violenza, dotato di gps e registratore. Si chiama Mobile Angel, il progetto inserito nel protocollo tecnico di intesa firmato ieri dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, e dal comandante provinciale dei carabinieri, il generale di brigata Marco Pecci. Arriva così anche nella Capitale - la sperimentazione inizierà a giugno - l’orologio che permette alle vittime di poter lanciare una richiesta di aiuto istantanea alla centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri. 
«Uno strumento che sposta l’attenzione del fenomeno e dei reati dal soggetto indagato alle vittime», ha spiegato Lo Voi, sottolineando che si tratta di una «circostanza che ha una valenza culturale non secondaria, perché in questo modo lo Stato è in grado di mettere in condizione la vittima di potersi difendere e diventare soggetto attivo del fatto». «È un ausilio che va in direzione della prevenzione e della messa in sicurezza soprattutto dei casi più delicati per alleviare anche il portato emotivo che si innesta in queste circostanze», ha dichiarato Pecci.

 

COME FUNZIONA
 

Mobile Angel è un servizio avviato nella Capitale dalla collaborazione tra Arma dei carabinieri e Soroptimist International club di Roma, Roma Tre e Roma Tiber, e interamente finanziato dalla Fondazione Lottomatica. Verrà consegnato dai militari alle vittime di violenza, di intesa con il magistrato che segue le indagini. 
Si tratta di un dispositivo di allarme da polso con le sembianze di un normale smartwatch.

Ha una batteria che può durare dalle 12 alle 30 ore ed è anche resistente all’acqua. Può essere attivato da chi lo indossa con un doppio click su uno dei tasti laterali, oppure tramite apposita applicazione. Non solo. «Intellitronika, la società che ha sviluppato questo sistema, ha creato degli algoritmi che sono in grado di riconoscere un pericolo anche senza l'attivazione diretta dell'utente, per esempio in caso di percosse», ha spiegato il maggiore Guido Volpe del comando generale dei carabinieri. Sullo schermo del pc dell’operatore della centrale apparirà quindi un allarme accompagnato da un suono. Di qui la geolocalizzazione della vittima e l’attivazione dell’ascolto live per seguire cosa sta succedendo e dare così indicazioni precise a chi interviene. Quando l’allarme parte, l'orologio vibra tre volte. Ma non finisce qui. «Proprio perché sappiamo quanto sia importante anche il rapporto di fiducia tra operatore e vittima, il dispositivo prevede altre due figure: un referente che viene individuato tra chi prende la denuncia e un'altra figura tecnica che è un operatore di polizia giudiziaria che monitora il corretto funzionamento del sistema con dei check continui, al di là dell'operatore della centrale», ha aggiunto il colonnello Marco Aquilio, comandante del reparto operativo dei carabinieri. 
 

I NUMERI 
 

«Un sistema che conferma ancora una volta l’impegno costante sia della polizia giudiziaria che della procura e la ricerca di tutte le soluzioni possibili per contrastare ma anche prevenire questo tipo di fenomeno che è sempre più diffuso», ha affermato Lo Voi. 
I numeri infatti non sono incoraggianti. Il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini ha spiegato, durante la presentazione del nuovo dispositivo, che «nel 2023 sono stati 3.737 i procedimenti attivati dalla procura» e che le proiezioni fatte sui dati del primo trimestre di quest’anno restituiscono la stessa tendenza. «Per questi procedimenti - ha proseguito Cascini - abbiamo formulato 884 casi di richieste di misura cautelare, quasi tre al giorno. Di queste 414 sono misure cautelari, 332 in carcere, 57 domiciliari, 25 i ricoveri in casa di cura». Dati allarmanti arrivano anche dai carabinieri. «L’arma ha realizzato 470 interventi negli ultimi 6 mesi, 82 le persone arrestate ((di cui 16 in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare) e 322 quelle denunciate. Abbiamo un’incidenza di tre o quattro casi al giorno», ha affermato Pecci. 

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