Roma, case popolari nel caos: 10mila abusivi “salvati” da una falla nel sistema

Manca il software per calcolare le indennità dovute dagli occupanti dei palazzi Il Comune attacca Aequa Roma, incaricata della riscossione: «Troppe pratiche inevase»

Case popolari nel caos: 10mila abusivi “salvati” da una falla nel sistema
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Domenica 5 Maggio 2024, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 09:53

La volontà politica c’è, la legge anche: eppure manca il database necessario per calcolare l’indennità dovuta dagli occupanti per mettersi in regola. E così rimangono al palo 2.695 pratiche di regolarizzazione avanzate dagli inquilini di edilizia residenziale pubblica (Erp): quelli entrati nelle case prima del 2014, l’anno della legge Lupi sul tema. A cui vanno aggiunte circa 8mila domande di Ater a cui occorre dare ancora una risposta. Per un totale di circa 10mila pratiche inevase che rendono anche impossibile per il Campidoglio riscuotere quanto dovuto dagli occupanti come indennità per il periodo di occupazione abusiva degli immobili.

Il quadro generale è venuto fuori nel corso dell’ultima commissione Patrimonio. A febbraio, dopo un lungo iter, in Campidoglio era arrivata la delibera con i nuovi criteri di calcolo delle indennità di occupazione, che devono tener conto ad esempio del reddito degli abusivi. Da allora però manca l’ultimo atto: il sistema elettronico per calcolare queste cifre. Il colpevole è stato individuato in Aequa Roma, la società partecipata dal Comune che si occupa di riscossione dei canoni Erp e calcolo delle indennità.

La dirigente capitolina Maddalena Piedimonte ha riferito di aver chiesto ad Aequa di elaborare un database per calcolare l’indennità dovuta dagli occupanti che tenga conto sia delle nuove modalità previste dal Campidoglio che di quelle scritte invece nella legge regionale del 2020. Anche perché l’ufficio che gestisce questo tipo di pratiche per Erp «ha solo tre dipendenti dedicati» e in questo modo «ci vogliono quattro ore di lavoro per ogni istruttoria».

LE PRIME LETTERE

Piedimonte ha dichiarato di aver mandato le prime richieste Aequa Roma già il 12 febbraio chiedendo che «si occupassero anche di questo nuovo strumento di calcolo, per sviluppare un software da inserire nel sistema informatico già esistente». Salvo ricevere una risposta per iscritto il 15 marzo, nella quale si diceva che per ragioni tecniche in quel momento «non era possibile ottemperare» alla richiesta. A quel punto, ma era già aprile, il Campidoglio si è rivolto a un’altra società e attende ancora il preventivo. In attesa di capire cosa succederà, si valuta anche di chiamare ancora Aequa Roma, per capire se nel frattempo siano cambiate le condizioni e verificare nuovamente la sua disponibilità a elaborare questo software.

LO STALLO

Uno stallo ancor più preoccupante perché il Campidoglio ha iniziato ad affrontare la questione un paio d’anni fa. Il tema poi è diventato particolarmente “pressante” dopo la delibera pubblicata a febbraio con cui si puntava a risolvere la questione, tenendo conto – nel calcolo dell’indennità – del reddito del nucleo occupante e favorendo una rateizzazione nel caso di importi molto alti.
E invece oggi è tutto fermo, per colpa di «un problema tecnico che sta diventando ormai politico», come sintetizzato dal presidente della commissione Patrimonio Yuri Trombetti durante l’ultima commissione. Anche perché nel frattempo proseguono ovviamente le operazioni di sgombero e censimento degli alloggi irregolari, specie in quelle zone in cui l’abusivismo ha favorito il degrado. Ma in assenza di leggi realmente efficaci, anche quelli che vorrebbero pagare e mettersi in regola rimangono in un limbo.

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