Camion bar, flop rimozioni: sono rimasti tutti, assedio di bancarelle nei monumenti simbolo

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I camion bar non arretrano di un millimetro, ma il Suk capitale avanza un tavolino alla volta, una bancarella di calzini e padelle dopo l’altra. In tre anni nemmeno uno degli 11.533 banchetti che spesso trasformano piazze e marciapiedi in percorsi a slalom è stato cancellato. Solo il 10% di quelli già bollati come «incompatibili» è stato trasferito. E le 85 postazioni definite «anomale» dallo stesso Campidoglio, sono tutte lì, al loro posto. Come gli ambulanti che invadono coi loro sacchi di merce contraffatta vie e piazze del centro. O come i camion bar. Dal 2016 a oggi i furgoni di vivande che macinano affari d’oro nei luoghi che il mondo c’invidia non si sono mossi. Imbullonati lì, alla faccia del decoro, a insudiciare la vista del colonnato di San Pietro o del belvedere del Gianicolo. Gli ordini di sfratto che erano cominciati a piovere quattro anni fa, coi grillini in Campidoglio hanno smesso di arrivare. Risultato: 22 torpedoni trasferiti di forza nel 2015, zero traslochi da quel momento in poi. Anzi, con gli stellati in Comune i Tredicine, la famiglia che gestisce le licenze in regime di semi-monopolio, si sono visti riassegnare fino al 2025 metà dei banchi a piazza Navona, per la storica festa della Befana che vale un tesoro. La stessa Virginia Raggi ha dovuto ammettere che quel poco che si è fatto sin qui è merito di chi l’ha preceduta, insomma delle «passate amministrazioni» che solitamente critica: «Addio camion bar davanti ai monumenti, ringrazio il mio predecessore Ignazio Marino per aver avviato l’iter. Avanti per il decoro», ha twittato la sindaca a fine marzo, quando la Cassazione ha definitivamente chiuso la diatriba sui mini-torpedoni, respingendo l’ultimo ricorso.