Napolitano a processo Stato-Mafia: Risposto senza limiti riservatezza. Mai usata parola ‘trattativa’

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha testimoniato al Quirinale davanti alla Corte d'assise per il processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Tre ore di deposizione in cui Napolitano ha risposto ad alcune domande che gli sono state rivolte dall'avvocato Luca Cianferoni, legale del boss Totò Riina. "Non sono stato mai minimamente turbato da presunti attentati alla mia persona.Chi riveste un ruolo istituzionale non può mostrare paura o farsi intimidire", avrebbe risposto Napolitano alla domanda sul pericolo attentati alla sua persona quando era presidente della Camera nel 1993. Napolitano poi non ha mai usato nella deposizione di oggi la parola 'trattativa', come hanno riferito i legali presenti alla testimonianza. Molte le domande degli inquirenti dalla lettera di D'Ambrosio all'allarme attentati del '93. Con Loris D'Ambrosio eravamo una squadra di lavoro", ha detto Napolitano parlando dell'ex consigliere giuridico del Quirinale morto di infarto nel 2012. “Napolitano fa sapere il Quirinale in un comunicato “ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali né obiezioni riguardo alla stretta pertinenza ai capitoli di prova ammessi dalla Corte stessa”. “La presidenza della Repubblica- si legge nella nota del Colle - auspica che la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l'acquisizione agli atti del processo, affinché sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi di informazione e all'opinione pubblica delle domande rivolte al teste e delle risposte rese dal Capo dello Stato con la massima trasparenza e serenità".