Beniamino Zuncheddu, risarcimento da 30mila euro per 32 anni passati in carcere ​da innocente

È quanto riconosciuto dal tribunale di Sorveglianza di Cagliari

Beniamino Zuncheddu
di Umberto Aime
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Giovedì 28 Marzo 2024, 12:19 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 12:33

Trentamila euro di risarcimento per cominciare, dopo essere stato rinchiuso in «celle troppe piccole, sovraffollate, e addirittura molto più strette dello spazio minimo previsto dalla Convenzione europea sui diritti dell'uomo».
Per cominciare, appunto, perché Beniamino Zuncheddu, ora quasi sessantenne, metà della sua vita l'ha trascorsa in carcere da innocente. Quindi, prima o poi, l'ex pastore sardo dallo Stato dovrà essere risarcito anche per quella lunga e ingiusta detenzione, dopo che qualche mese fa, la Corte d'assise di Roma ha annullato la condanna all'ergastolo per triplice omicidio alla fine del processo di revisione. Quello sì che potrebbe essere un risarcimento milionario, ora difficile persino da quantificare.

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LA BATTAGLIA

A riconoscere la prima tranche dell'indennizzo all'ormai ex detenuto, che da gennaio è ritornato a essere un uomo libero, è stato il Tribunale di sorveglianza, che ha rigettato due reclami del ministero di Grazia e giustizia che s'era opposto al pagamento di 30.187 a favore di Zuncheddu.

A presentare l'istanza di ristoro economico era stato l'avvocato cagliaritano Mario Trogu, lo stesso che con caparbietà aveva ottenuto la riapertura dell'inchiesta sul triplice omicidio del 1991 nelle campagne di Sinnai, comune del circondario cagliaritano. Secondo il legale di fiducia del servo pastore, come scriveva nell'istanza, «dal 28 febbraio 1991, giorno dell'arresto, il mio assistito ha subito un trattamento inumano sia nel carcere cagliaritano di Buoncammino che in quello nuorese di Badu e carros e in altri penitenziari dov'è stato trasferito durante la detenzione».
 

LA DENUNCIA

Quale sarebbe stato il trattamento disumano? «L'essere stato recluso - sempre secondo il legale di Zuncheddu - in celle troppo piccole, non a norma, anche al di sotto delle misure minime previste dalla Corte europea per i diritti dell'uomo, calcolate almeno tra i 3 e i 4 metri quadrati a testa per ogni detenuto». L'anno scorso, dopo un'approfondita istruttoria, il magistrato di sorveglianza aveva riconosciuto a Beniamino Zuncheddu, allora ancora detenuto, il risarcimento, confermando l'esistenza di «una carcerazione disumana e degradante». Contro questo provvedimento il ministero di Grazia e giustizia aveva presentato reclamo, sostenendo che, nel riconoscere quel risarcimento, il giudice di primo grado non avesse tenuto conto «degli spazi occupati dagli armadietti appesi nelle celle e dunque non calcolabili come ingombri», oppure del fatto che «nell'istituto penitenziario di Badu e carros fossero già stati presi degli accorgimenti per rendere meno gravosa la vita quotidiana ai reclusi». In secondo grado, l'altro giorno, invece il Tribunale di sorveglianza non solo ha rigettato i due reclami del ministero, ma soprattutto ha confermato che «basandosi sulle pronunce della Corte europea, nonostante la giurisprudenza sul tema continui a essere mutevole, come per la vivibilità di ciascun recluso debba essere comunque garantita con delle misure minime (3-4 metri a testa), al di sotto delle quali esiste una palese violazione». Vinta quest'ennesima battaglia contro lo Stato, ora per l'ex ergastolano comincia quella molto più delicata del risarcimento dopo gli oltre trent'anni d'ingiusta detenzione.
 

NUOVA ISTANZA

L'avvocato Trogu non ha fatto sapere ancora quando presenterà l'istanza, ma il deposito dovrebbe essere a breve. Il triplice omicidio di cui era accusato Zuncheddu risale all'inizio del 1991, quando in un ovile furono uccisi a colpi di fucile i proprietari del gregge, padre e figlio, e un altro pastore. Nell'agguato a salvarsi fu un altro allevatore, poi diventato il primo accusatore dell'ormai ex ergastolano.
 

Fino al processo di revisione, una trentina d'anni dopo quella sentenza, quando ha ritrattato e ammesso di essere stato influenzato in quella testimonianza da una foto mostratagli dagli investigatori durante il ricovero in ospedale.
 

All'indomani del verdetto che ha assolto Zuncheddu, la Procura generale di Cagliari ha riaperto le indagini sul triplice omicidio, alla ricerca stavolta dei veri colpevoli.

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