In Italia, il 14 per cento degli occupati totali sono dipendenti pubblici: dunque circa un lavoratore su sette presta la sua opera per lo Stato (nelle sue varie aricolazioni comprese Forze armate e di polizia) o per gli enti territoriali. La percentuale è tra le più basse dell'Unione europea: si trovano valori minori solo in Germania, Olanda e Lussemburgo. nella parte alta della classifica ci sono invece i meno popolosi Paesi scandinavi (Svezia 29 per cento, Danimarca 28 e Finlandia 25) mentre la Francia si colloca a un rispettabile 22 per cento. La media europea è intorno al 16. Va naturalmente ricordato che il confronto non è sempre omogeneo perché la definizione di dipendente pubblico varia da Paese a Paese: ad esempio in Germania sostanzialmente non comprende il personale della sanità.
I dati elaborati da
Eurostat si riferiscono al 2016 ma permettono anche di osservare i cambiamenti rispetto al 2000: da noi l'incidenza dei dipendenti pubblici sul totale dell'occupazione è in significativa discesa dall'inizio del secolo, quando era calcolata intorno al 16 per cento (dunque poco più di un lavoratore su sei). Naturalmente la proporzione dipende oltre che dal numero di
civil servants (in Italia sono calati a circa 3 milioni) anche da quello complessivo degli occupati. Significativo è il caso della Grecia dove l'incidenza dei dipendenti pubblici è aumentata dal 2000 al 2016, arco di tempo durante il quale l'occupazione si è contratta di circa l'8 per cento.