«Emiliano Giancristofaro è stato un intellettuale nel senso gramsciano, senza “aura” e consapevole di rifiutare ogni “turris eburnea” da cui contemplare dall’alto il reale. Si è immerso nel mondo popolare stabilendo un’autentica connessione sentimentale con le classi subalterne». È un passaggio dell’intervento di Gianni Melilla, politico vecchio stampo, che scolpisce pienamente la personalità del professore, etnologo e ambientalista ante litteram, scomparso due anni fa a Pescara Testimonianza che si trova tra le tante raccolte nel volume “Emiliano Giancristofaro, una vita per il bene comune”, curato con amore e diligenza dalla moglie Lucia Di Virgilio. La sezione abruzzese di Italia Nostra, di cui Giancristofaro, lancianese nel cuore ma cittadino del mondo, è stato uno dei fondatori e presidente dal 1994 al 2003, presenterà il volume oggi pomeriggio, ore 17.30, teatro Cordova di viale Bovio. Il testo raccoglie scritti dei maggiori intellettuali abruzzesi, e non solo, e di amici del professor Giancristofaro, che per tanti anni è stato, oltre che studioso delle tradizioni popolari e autore di libri, docente di storia e filosofia nei licei, con incarichi all’Università d’Annunzio.
Saranno presenti la moglie Lucia, i figli Lia, antropologa universitaria, ed Enrico, giornalista.
Mario Giancristofaro
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