Michela Andretta, morta in clinica a Roma: indagati il chirurgo che l’ha operata, l’anestesista e un altro medico

Contestati i reati d’omicidio colposo e di responsabilità colposa per morte o lesioni personali nell’ambito sanitario

Michela Andretta, morta in clinica a Roma: indagati il chirurgo che l’ha operata, l’anestesista e un altro medico
di Alessia Marani
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Martedì 7 Maggio 2024, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 09:04

Tre indagati per la morte di Michela Andretta, l’estetista 28enne di Acilia morta venerdì scorso dopo un intervento per l’asportazione di un angioma all’orecchio nella clinica “Fabia Mater” sulla Prenestina. Si tratta dell’anestesista Ksenia Trembiskaya, del chirurgo Francesco Stillo, che ha effettuato l’intervento, e del medico Giampietro Bianchini. A loro il pm Francesco Paolo Marinaro contesta i reati d’omicidio colposo e di responsabilità colposa per morte o lesioni personali nell’ambito sanitario. Intanto, è stato conferito l’incarico per l’autopsia che si svolgerà oggi al policlinico di Tor Vergata. Anche la famiglia della ragazza ha nominato un proprio medico legale.

«Vogliamo giustizia, che qualcuno ci spieghi come è possibile che una ragazza di soli 28 anni e in salute possa essere morta per un’operazione di routine», avevano spiegato i genitori e il compagno, Andrea Carboni, allenatore delle giovanili della Pro Calcio Aurelio.

Venerdì mattina Michela era stata accompagnata dalla mamma e dal papà in clinica.

Verso le 12 è entrata in sala operatoria, dopo due ore circa l’intervento è finito. I medici sono usciti e lì il dramma: «Ci spiace ma Michela è deceduta per un arresto cardiaco». Rabbia e incredulità. Andrea non ha perso tempo e ha chiamato i carabinieri. I militari di Centocelle hanno posto immediatamente sotto sequestro la cartella clinica, alla Fabia Mater è arrivato anche il medico legale della Asl 2. Il corpo della ragazza affidato all’istituto di medicina legale a disposizione dell’autorità giudiziaria. Concluso l’esame autoptico, i consulenti avranno sessanta giorni di tempo per depositare le conclusioni.

«I miei assistiti – spiega l’avvocato Marina Colella – hanno il diritto di conoscere la verità. I genitori, il fidanzato sono devastati e choccati, nessun giustizialismo». I primi riscontri si concentreranno nel capire se tutte le pratiche sanitarie e di sicurezza siano state rispettate dalla clinica in ogni fase dell’intervento. Sarà necessario accertare anche se Michela potesse avere intolleranze o patologie sconosciute fino a quel momento oppure conosciute dai sanitari. Anche se, a detta di tutti «Michela era una ragazza sana e sportiva. In passato era stata sottoposta ad altri interventi, anche con anestesia, e non aveva avuto problemi».

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