Abusivi, la palla ai privati: il Comune scarica Aequa

Case popolari, regolarizzazioni al palo Zevi: «Colpa mia, a breve risolveremo»

Polizia, carabinieri e vigili urbani a Roma, davanti ad una delle famose Torri di Tor Bella Monaca durante una recente operazione di sgombero
di Gianluca Carini
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Lunedì 6 Maggio 2024, 07:00

Quando a febbraio fu emanata la delibera per calcolare le indennità dovute dagli occupanti «davo per scontato che finalmente gli uffici avessero cominciato a lavorare le pratiche. Non è stato così e di questo mi assumo la responsabilità, impegnandomi a trovare una soluzione in breve tempo», dichiara Tobia Zevi. Lo stesso assessore alle Politiche abitative del Campidoglio scarica però la colpa su Aequa Roma, la partecipata del Comune: «Dovrà spiegare in maniera molto convincente per quale motivo non ci può dare il supporto tecnico necessario a sviluppare un software dedicato».

Il caos degli alloggi popolari è emerso venerdì in commissione Patrimonio: in mancanza di un database che calcoli le indennità dovute dagli occupanti, circa 10mila pratiche di regolarizzazione (tra Erp e Ater) sono ferme al palo. Uno stallo grave perché da un paio d’anni il Campidoglio sta provando a risolvere la questione. Fino a che «a febbraio ho portato in Giunta una delibera a mia firma che regola le modalità di calcolo e rateizzazione degli importi dovuti da chi fa istanza di regolarizzazione», aggiunge Zevi. Ma, in attesa dell’agognato database, la delibera rischia di rimanere sulla carta. L’assessore punta il dito contro Aequa Roma, la partecipata del Comune che si occupa di riscossione dei canoni Erp e calcolo delle indennità. Secondo quanto emerso, dato che Aequa Roma gestiva già le pratiche con i vecchi criteri, a febbraio è stata contattata dagli uffici capitolini per sviluppare un sistema che tenesse conto delle nuove regole.

LA MANCATA RISPOSTA
Ma, ha riportato la dirigente capitolina Maddalena Piedimonte in Commissione, dopo circa un mese di silenzio, a metà marzo Aequa Roma ha comunicato di non essere in grado per il momento di sviluppare questo software. «Se davvero questa strada non può essere percorsa», la direttrice Piedimonte «fa bene rivolgersi a un fornitore privato», puntualizza Zevi.

Ciò detto «resta il fatto che non possiamo conculcare un diritto dei cittadini e privare l'amministrazione di un introito per una ragione così banale. Anche perché solo una volta conclusa queste procedure sapremo effettivamente quanti sono gli occupanti abusivi che non hanno mai fatto domanda di regolarizzazione».

A Roma infatti sarebbero 7mila gli appartamenti occupati. Zevi però non indica tempi per una soluzione: secondo quanto emerso in Commissione, si attende il preventivo di un’altra società contattata. «La questione della cosiddetta sanatoria non va confusa con la sfida di abbattere la morosità nelle case popolari», dichiara l’assessore. Se da un lato c’è stata la legge regionale del 2020 che punta a regolarizzare molti casi, «alla base c'è stata un'occupazione abusiva», e quindi «non siamo nell'ambito di una gestione ordinaria del Patrimonio di edilizia residenziale pubblica». In questi anni, rivendica Zevi, il Campidoglio ha risolto varie questioni: «l'aggiornamento della graduatoria, che abbiamo praticamente azzerato nel 2023», la «manutenzione ordinaria e straordinaria nei lotti di case popolari». E inoltre «abbiamo avviato un vasto piano di recupero dell'evasione, senza precedenti, che ci consentirà di recuperare risorse e punire chi fa il furbo». Intanto però rimangono le “zone grigie” che aumentano il degrado. Zevi mostra fiducia: «Risolveremo anche questo problema».

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