Quella di Suvalov non è, comunque, la normale storia dell’ascesa di un campioncino ai vertici dell’Olimpo del pallone. In primo luogo perché su di lui vuole mettere le mani la mafia russa, che dopo essersi impadronita dello sport in patria ha iniziato a investire rubli nel Regno Unito acquistando le squadre di vertice. E poi perché lo stesso Semen, dopo essere approdato al Barcellona, comincia a pensare di essere diventato una pedina di un gigantesco ingranaggio oliato nell’ombra dagli sponsor per far soldi ingannando i tifosi. Certo, lui sa di essere forte, ma non riesce a capire perché molti tra i difensori migliori dell’intero continente commettano errori da dilettante quando dovrebbero contrastarlo. Che siano stati corrotti per farlo diventare un idolo delle folle?
Samsonov è molto bravo nel mantenere vivo l’interesse del lettore. Ci riesce grazie alla struttura del libro (si intrecciano due piani temporali, ovvero il passato e il presente del campione) e mandando in campo insieme al suo centravanti di fantasia i divi del pallone: da Ronaldinho, che all’epoca in cui il romanzo è stato scritto era del Barcellona, a Terry, Thuram, Zidane, Cannavaro, Del Piero, Totti. Insomma il meglio del football di oggi a far da spalla a questo fuoriclasse all’apparenza senza rivali ma divorato dai dubbi e deciso a smascherare gli inventori della truffa.
Vero e verosimile, dunque, si mantengono in perfetto equilibrio in un romanzo in cui non mancano sorprese e che contemporaneamente offre non pochi spunti di riflessione a chi voglia chiedersi, al pari di Semen, su cosa si cela dietro le quinte in un mondo dello sport che costituisce il cardine dell’industria planetaria del divertimento e muove interessi commerciali giganteschi. Chi ha adorato l’argentino Osvaldo Soriano e le sue formidabili storie del calcio di un tempo amerà anche Un fuoriclasse vero e il suo protagonista, un genio del football a caccia di una verità che potrebbe costargli la vita.