E' il Cafonal bellezza
A Roma per il libro di D'Agostino e Pizzi

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Mercoledì 10 Dicembre 2008, 11:56
ROMA (10 dicembre) -"Lo volevate il Cafonal? Ecco il Cafonal...". Un pigiatissimo Roberto D'Agostino cercava ieri sera di arginare la ressa di persone che facevano di tutto pur di arrivare al tavolo della presidenza, mentre i fotografi scattavano centinaia di flash al serissimo direttore di Villa Medici, il nipote del presidente Francois Mitterand, che in piedi su una sedia introduceva la serata per la presentazione del libro 'Cafonal' (di Roberto D'Agostino e Umberto Pizzi, edito da Mondadori). Poi Dago, tanto per rappresentare alla sua maniera la scena triviale, urla scherzosamente (ma neanche tanto) ad un avventore: "Ahò, nun te fregà er libro!". Questa una delle scene simbolo della serata di ieri a Villa Medici, a Roma, durante la presentazione del libro tratto dalla fortunata, e tanto cliccata, rubrica del sito Dagospia (www.dagospia.com).



D'Agostino è il primo ad arrivare sotto braccio con il suo pigmalione, Renzo Arbore, che ci tiene a vantare i diritti d'autore: "Dago l'ho inventato io a 'Quelli della notte', ma ora - aggiunge scherzosamente Arbore -, Roberto fa paura anche a me che l'ho partorito".

E per non far dimenticare le sue origini di lookologo, D'Agostino si accomoda alla presidenza vestito con una giacca rossa di velluto, un pantalone di pelle a vita bassa stile teenager, un maglione nero minimal e un codino da guru. Accanto a lui due donne: la giornalista Barbara Palombelli e Afef Jnifen. Quindi, per una volta non dall'altra parte a mitragliare con l'obiettivo, il fotografo Pizzi, elegantissimo e senza la sua Nikon.



Ad inchinarsi al libro di D'Agostino e Pizzi arriva pure la politica: "Dago va omaggiato è un artista che ha dipinto con intelligenza vizi e virtù della politica", dice tra la folla il vicepresidente vicario del Pdl alla Camera, Italo Bocchino. E tante le personalità nelle prime file: dalla moglie di Gianni Letta, la signora Maddalena, agli "occhi più belli d'Italia" (come l'ha presentata Dago) Silvana Pampanini, da Carlo Rossella (sul quale D'Agostino esclama, facendo riferimento alla rubrica che tiene sul Foglio: "Noi raccontiamo la bassa società, lui l'alta società"), fino a Giampiero Mughini e Pamela Prati.



Molto solare e tutta vestita di nero Afef ride e scherza con D'Agostino, che le chiede di fare la danza del ventre, ma lei si nega: "Se non c'è Tronchetti non posso farla…". Alla Palombelli il compito di abbozzare il paragone storico: "Antenati del Cafonal sono il Satyricon di Petronio e gli scritti di Seneca". Ma Pizzi corregge: "Seneca e Petronio stavano col sistema, noi siamo più Marziale e Giovenale". Per la Palombelli "dai tempi della corte di Nerone, alla Roma di oggi non è cambiato nulla. Le foto di Pizzi? Potevate trovarle già nei mosaici di Pompei. Il Cafonal - aggiunge la giornalista - è quanto di più classico possa produrre questa città". E per dare testimonianza al paragone classico D'Agostino si alza e sfogliando il volume verso la sala gremita, mostra la prima foto del libro: dove troneggia una celebre foto della Pampanini che addenta una fetta di prosciutto. Ma la vera regina del Cafonal per Dago "Maria Angiolillo, con il suo salotto a pochi metri da Villa Medici". "Oggi celebriamo otto anni di notizie - aggiunge -, perché Dagospia è una portineria elettronica. Roma è una grande fiction, una grande ammucchiata Cafonal. Io racconto le fiabe degli italioni. Oggi la tragedia, domani la farsa". Poi la frase che ammonisce e disegna l'Italia: "In un paese serio Dagospia non esisterebbe".



Durante uno degli show di D'Agostino arriva Vespa che viene subito apostrofato: "Ora benedici tu la folla e spiegaci come fai a stare in tv da tanti anni". L'anchor man di 'Porta a Porta' sta al gioco e scherza parafrasando una sua celebre frase di anni fa: "Sono in tv da quarant'anni grazie al mio editore di riferimento...", e col dito indica in alto. Poi, davanti ad una platea di Dagofan, Vespa confessa: "Non ero un cultore di Dagospia, l'ho sottovalutato per tanto tempo. Ho cominciato ad apprezzarlo in ritardo quando ho capito che era molto informato sul mondo economico e finanziario". Vespa chiude azzardando un paragone fusion: "Il Cafonal è il nuovo ritratto un po' petroniano e un po' petroliniano della società romana che però poggia su una base professionale di prim'ordine".



Poi tutti a sgomitare verso il buffet. E' il Cafonal, bellezza!