Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

L'analisi / Mosca e il boomerang che dobbiamo prevenire

di Angelo De Mattia
3 Minuti di Lettura
Martedì 26 Marzo 2024, 23:44
Mentre si accentuano in Europa l’orrore, lo sdegno e le preoccupazioni per la strage compiuta nella Crocus City Hall di Mosca, si continua a discutere, non solo a proposito della divisiva tesi dell’emissione di debito comune dell’Unione per organizzare una difesa europea, ma anche sul mancato raggiungimento di un’intesa nel Consiglio del 21 e 22 marzo sull’utilizzo dei beni russi ( titoli e contanti) custoditi dal depositario centrale belga Euroclear e congelati come sanzioni comminate alla Russia. Su quest’ultimo punto - che presenta divergenze dalle quali si possono inferire le difficoltà per la più rilevante questione del debito comune - si registrano le spinte dell’amministrazione americana che vorrebbe si passasse dal congelamento al sequestro degli asset in questione. La linea, proposta dalla Commissione, è di minore portata e impatto: riguarda l’impiego, per sostenere l’Ucraina nell’armamento, della maggior parte dei soli interessi disponibili nel 2024 su tali beni che raggiungerebbero la somma di circa 3 miliardi relativamente a un ammontare di depositi per 190 miliardi circa (se si aggiungono quelli congelati negli USA, la somma complessiva ruota sui 330 miliardi).
Degli interessi maturati, il 10 per cento sarebbe destinato al fondo per la ricostruzione dell’Ucraina. Naturalmente, ai fini di questa operazione, occorrerebbe fare ricorso alla confisca, non essendo sufficiente il mero congelamento e un tale passaggio non è giuridicamente semplice in base ai principi di diritto internazionale e alle norme anche consuetudinarie. Su questi aspetti si cimentano pareri legali non tutti collimanti. Dal canto suo, la Russia minaccia reazioni e ritorsioni, non esclusivamente sul terreno giurisdizione, all’impiego anche dei soli interessi, asserendo che essi non sono nella disponibilità di Euroclear, dunque confiscabili, come riterrebbe invece la Commissione. Si può, in particolare, prevedere che il governo russo potrebbe decidere di applicare, in risposta, lo stesso trattamento a beni occidentali congelati in Russia. Insomma, si tratta di una situazione complicata per cui si è deciso di rinviare al Consiglio europeo di giugno la decisione definitiva per potere impiegare, se così sarà, le relative somme a partire dal mese di luglio. Alle preoccupazioni indicate si aggiunge quella, niente affatto secondaria, del possibile non positivo effetto-annuncio che potrebbe esercitare la predetta confisca sull’affidabilità del deposito di asset nell’Unione, coinvolgendo la fiducia e la reputazione, alla fin fine, della stessa moneta unica. Sono aspetti che vanno considerati attentamente, così come una cosa è un piano del genere quale risposta al fabbisogno ucraino di adeguare e rafforzare l’armamento, altra cosa è rispondere a questa esigenza, ma prima ancora promuovere, da parte dell’Unione, una seria iniziativa diplomatica per arrivare, quantomeno, a una sospensione delle ostilità. Il segnale politico che si intende dare - pur in presenza delle divisioni sulla difesa europea e sulle risorse da destinarvi - è importante. Potrebbe comportare che si arrivi a superare anche i pur fondati dubbi sul terreno giuridico, finanziario e reputazionale, ma sarebbe essenziale che si attivasse l’iniziativa anzidetta, ci si attrezzasse sul modo in cui fronteggiare le inevitabili reazioni russe e l’Unione si configurasse, dal punto di vista finanziario, come soggetto che presta una sorta di garanzia sussidiaria per eventuali conseguenze negative, sullo stesso versante finanziario, dell’impiego degli anzidetti interessi. Insomma, bisogna prevenire un boomerang, e dare dimostrazione di agire con il rigore che la Russia non osserva, preparandosi a fronteggiare le reazioni della stessa, a differenza di come finora é purtroppo accaduto nei diversi campi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA