Cernusco, cadavere nella Cava: la vittima denunciò violenza dal marito

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Due anni fa Gabriella Fabbiano ha denunciato ai carabinieri di essere stata violentata dall'ex marito (circostanza poi non accertata) proprio all'interno della cava a Cernusco sul Naviglio dove è stato ritrovato lo scorso 5 dicembre il suo cadavere e quando i militari andarono sul posto trovarono Mario Marcone e Fabrizio Antonazzo, ovvero i due uomini arrestati rispettivamente per l'omicidio e l'occultamento del corpo. Questo episodio è stato riferito dai carabinieri della stazione di Cernusco sul Naviglio, i primi a sospettare il coinvolgimento di Marcone nel delitto. Secondo quanto riferito da Marcone durante l'interrogatorio, la donna si sarebbe presentata a casa sua armata di una pistola e nel tentativo di disarmarla sarebbe partito un colpo. Ricostruzione che non trova riscontri concreti, gli investigatori ritengono che l'abbia uccisa in un raptus di gelosia. Il giorno dopo ha avvertito Antonazzo dell'omicidio e quattro giorni dopo, quando ha deciso di liberarsi del corpo, gli ha chiesto di aiutarlo. A quel punto hanno avvolto il cadavere e lo hanno trasportato alla cava, legandogli attorno oltre 70 chili di massi per tenerlo sul fondo.

Marcone ha precedenti per il tentato omicidio della ex moglie, Antonazzo per reati contro la persona. Sono entrambi pugliesi, rispettivamente di San Severo (Foggia) e Parabita (Lecce) ma da anni vivono in Lombardia. Marcone vive a Pioltello, in un appartamento dove ha commesso l'omicidio della 43enne Gabriella Fabbiano, Antonazzo ha un'abitazione a cento metri dalla cava di Cernusco sul Naviglio dove è stato rinvenuto il cadavere che hanno provato a nascondere gettandolo nel laghetto legato a dei massi. Antonazzo, 60 anni, non ha lavoro e passa le giornate tra bar ed edicola del paese. È stato individuato dai carabinieri come uno dei migliori amici di Marcone (o almeno la persona con cui aveva la maggiore frequentazione) analizzando i contatti di quello che inizialmente era solo indagato per l'omicidio. I militari hanno ascoltato oltre 50 persone, due sono state fondamentali per le indagini. Hanno infatti raccontato di aver ricevuto da Marcone la richiesta di un cilindro metallico da usare per creare un silenziatore per pistola, arma che avrebbe inoltre mostrato ad almeno due persone. La pistola usata per l'omicidio non è stata ancora ritrovata.