Dieci anni fa moriva Fabrizio De André
Fabio Fazio: una serata concerto per lui

Fabrizio De André
3 Minuti di Lettura
Domenica 11 Gennaio 2009, 15:52
di Marco Molendini

ROMA (11 gennaio) -Prometto, non ci saranno n amici chiamati a ricordare, n aneddoti. L’unico a parlare sar Renzo Piano, il resto sar lasciato alla musica di Fabrizio». Fabio Fazio si prepara a condurre (stasera alle 20,10 su Raitre) il più speciale dei suoi speciali, quello dedicato al conterraneo De André a dieci anni esatti dalla sua morte. Una festa, anzi un concerto, piuttosto un raduno «emotivo» nel nome di Faber che mette insieme molte inattese dimostrazioni d’affetto: da Franco Battiato con Inverno a Ivano Fossati con Smisurata preghiera, a Lucio Dalla con Don Raffaè, a Gianna Nannini con Via del campo, alla Pfm con Bocca di Rosa, a Bocelli con La canzone dell’amore perduto, a Vinicio Capossela con La città vecchia, a Tiziano Ferro con Le passanti, a Girotondo con Vecchioni, a Il suonatore Jones con Jovanotti in collegamento da Spoon River, a Luciana Littizzetto che leggerà Le nuvole, al finale con Creuza de Ma con Cristiano De André e Mauro Pagani. «Tre ore e mezzo perché di più non si può» spiega Fabio che dice anche che, per lui, ne avrebbe fatte anche 24 di ore, perché vive questa occasione «intimamente non come conduttore».

C’è stata in questi giorni una partecipazione clamorosamente ampia alla commemorazione di Fabrizio. Quasi un voler celebrare un italiano diverso nel suo rigore e nel suo essere refrattario a ogni esibizionismo.

«Forse è il segnale della voglia di aprire le finestre per respirare aria buona, schiacciati come siamo fra confusione e consumismo. E De André rappresenta la figura dell’intellettuale che non ha rinunciato alla sua libertà».

Che posto ha l’orgoglio ligure in questa occasione?

«Più che orgoglio ligure è un senso di appartenenza. Un sentimento nostro, che forse solo i sardi vivono allo stesso modo. Ogni volta che mi capita di camminare per i carugi, i vicoli di Genova, è come se De Andrè fosse lì».

Che rapporto avevate?

«L’ho visto quattro volte, non di più. Non c’è stata una consuetudine d’amicizia. Ricordo ancora il brivido di una serata al Teatro Smeraldo a Milano, quando mi salutò dal palco. Scivolai nella poltrona dall’emozione, preso insieme da una sensazione di caldo e di gelo. Insomma, per chi non l’avesse capito per me De Andrè è il sacro».

Il cast della serata è imponente, ricorda quella splendida notte al Carlo Felice di Genova, poco dopo la sua morte: un concerto a cui parteciparono in tanti da Celentano a Zucchero.

«Lo presentavo io e l’idea di questo speciale è nata proprio da quell’occasione. Comunque saranno tutte performance inedite, trannne quella di Eugenio Finardi che riproporà su nostra richiesta Verranno a chiederti del nostro amore assieme a Nicola Piovani».

Gli speciali di ”Che tempo che fa” sono un tentativo di uscire dalle dimensioni di quel format?

«L’idea di quest’anno era di fare delle puntate non replicabili. Ma confesso che la mia prima ambizione è quella di fare sempre meno».

Tempo fa avevano provato a non farle fare nulla del tutto e per qualche giro è rimasto fermo ai blocchi di partenza.

«Da tipico ligure sono di nuovo disponibile a non fare nulla per un sacco di denaro».

Non vorrà dire che sarebbe disposto a lasciare un programma che è diventato una scommessa vinta, visto che in sei anni ha più che raddoppiato gli ascolti.

«È la scommessa dei talk americani, andare avanti negli anni per crescere. Che tempo che fa è la cosa che sento di fare meglio. Mi piacerebbe andare avanti così per altri dieci anni e poi smettere».

Vinta la scommessa dell’access primetime non ci sarebbe spazio per il suo talk nella terribile monotonia della prima serata televisiva?

«Vado in primetime fino alle 21,30. Ma alle dieci ho già sonnissimo».